"La donna risulta spesso nascosta dentro il genere grammaticale maschile", afferma Cecilia Robustelli che da tempo studia il linguaggio di genere e la grammatica dell'italiano contemporaneo.
Ecco alcune riflessioni della Robustelli sul possibile effetto discriminante del linguaggio nei confronti delle donne.
"La rappresentazione delle donne attraverso il linguaggio costituisce ormai da molti anni un argomento di riflessione per la comunità scientifica internazionale, ma anche per il mondo politico e, oggi, sempre più anche per quello economico. In Italia numerosi studi, a partire dal lavoro Il sessismo nella lingua italiana di Alma Sabatini, pubblicato nel 1987 dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, hanno messo in evidenza che la figura femminile viene spesso svilita dall’uso di un linguaggio stereotipato che ne dà un’immagine negativa, o quanto meno subalterna rispetto all’uomo...
Un uso più consapevole della lingua contribuisce a una più adeguata rappresentazione pubblica del ruolo della donna nella società,...
È indispensabile che alle donne sia riconosciuto pienamente il loro ruolo perché possano così far parte a pieno titolo del mondo lavorativo... E il linguaggio è uno strumento indispensabile per attuare questo processo..."
Come ci fa capire la Robustelli, l'uso della lingua concorre alla costruzione della cultura sociale e quindi delle pari opportunità.
(Cecilia Robustelli, docente universitaria, collabora con l'Accademia della Crusca sui temi del genere e della politica linguistica italiana. Ha scritto di recente Sindaco e sindaca: il linguaggio di genere, ed. 2016, Accademia della Crusca e Repubblica. Della stessa autrice: Donne, grammatica e media, ed. 2014, Federazione nazionale stampa italiana; Linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo, ed. 2012, Accademia della Crusca e Comitato pari opportunità del Comune di Firenze. Le riflessioni della Robustelli sono tratte dal Sito dell'Accademia della Crusca http://www.accademiadellacrusca.it/it/tema-del-mese/infermiera-s-ingegnera)